Che cosa cambia nelle tasse sulla casa?
Con l’accorpamento di queste due tasse, i cambiamenti delle imposte dovute sulla casa saranno principalmente due:
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l’aliquota base dovuta aumenterà dal 7,6 all’8,6 per mille. In questo senso, i sindaci avranno uno “spazio di manovra” per richiedere fino a un massimo del 10,6 per mille, mentre nel caso i comuni avessero già portato il peso delle vecchie tasse sulla casa al massimo, l’imposizione potrà essere alzata fino all’11,4 per mille (ma solamente per il prossimo anno);
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i sindaci avranno la possibilità di azzerare del tutto l’imposta, ad esempio per le abitazioni di pregio, che attualmente pagano l’Imu anche quando si tratta di prime case e per le quali la nuova tassazione passerebbe dal 4 al 5 per mille;
La proposta non è definitiva
Cosa viene mantenuto uguale nella nuova tassa?
Alcuni aspetti delle attuali tasse dovute sul mattone verranno mantenute:
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si conferma l’esenzione totale per la prima casa;
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si pagherà con le stesse tempistiche previste in precedenza, ovvero in due rate (la prima il **16 giugno **e la seconda il 16 dicembre), a eccezione del 2020, quando come prima rata si dovrà versare la metà di quanto pagato nel 2019, così da permettere ai comuni di deliberare i propri ordinamenti specifici in base alle nuove regole;
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le esenzioni attualmente previste rimarranno, ad esempio quelle previste per la casa familiare che rimane al genitore affidatario dei figli in caso di separazione;
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si conferma lo sconto del 25% per chi affitta una seconda o terza casa a canone concordato. A questo proposito, la manovra ha stabilizzato l’aliquota della cedolare secca al 10%.