L’attuale situazione emergenziale che sta affrontando il nostro Paese ci sta costringendo a rivedere molte delle nostre abitudini e il nostro stile di vita ha obbligatoriamente subito numerose modifiche. In particolare, è stato inevitabile confrontarsi con il rapporto che si ha con la propria casa, essendosi trovati a passarvi all’interno più tempo di quanto non si facesse normalmente.
Cambia così la concezione che abbiamo di questo luogo, influenzando le preferenze di chi, in futuro, progetta di comprare casa - magari proprio in seguito alla valutazione dei limiti della propria attuale abitazione durante questa fase di emergenza.
Riscoprire lo stare in casa
Durante questa pandemia, gli italiani hanno riscoperto il vari aspetti dello stare in casa, che per molti si erano persi a causa della grande quantità di tempo che si passava normalmente fuori di essa.
Ora che la casa è diventata contemporaneamente non solo luogo in cui dormire e stare con la famiglia, ma anche ufficio, palestra, luogo di svago, c’è stato un cambio di prospettiva: la casa torna ad assumere un ruolo di bene rifugio inteso non nel senso economico del termine, ma in quello “umano”, ovvero come luogo in cui ripararsi e trovarsi in ogni fase della quotidianità.
Riscoprendo lo stare in casa, diventa importante creare degli spazi dedicati per la nuova routine e non sempre gli immobili sono attrezzati per rispondere a queste esigenze - un limite che spingerà quindi molte persone a cambiare casa, privilegiando immobili che possano far fronte a queste nuove (o ritrovate) necessità.
Cambiano le priorità, cambiano le scelte di acquisto
A oggi, un terzo delle abitazioni italiane non ha spazi esterni, il 60% non ha doppi servizi e la quasi totalità è stata edificata almeno nel secolo scorso. La gran parte delle abitazioni sono poi addensate nelle città e nei grandi centri urbani, dove la dimensione media degli appartamenti è di 62 mq.
Il cambio di prospettiva dovuto a questo prolungato tempo passato all’interno delle mura domestiche, sta portando a rivedere questi elementi, spingendo gli italiani verso nuove preferenze, che sopperiscano ai limiti delle abitazioni in cui molti vivono attualmente. Acquisterà quindi nuovo valore l’abitare in contesti più aperti e meno densamente popolati, rimodulando le preferenze di acquisto in favore di spazi più ampi, proprietà con aree esterne e doppi servizi, che permettano di vivere in modo più comodo, funzionale, con spazi adatti da riservare al relax, al lavoro, alla famiglia.
Secondo le previsioni, questo non implicherà necessariamente un ritorno ai piccoli centri abitati, ma, piuttosto, una possibile occasione di rilancio delle periferie dei grandi centri, che offrono soluzioni di compromesso a poca distanza dalle comodità della città.