Un recente report, che ha analizzato l’andamento del settore immobiliare nelle principali città del mondo, ha rivelato che Milano è tra le città meno a rischio bolla a livello globale nel complesso quadro che si è aperto per il mercato post-coronavirus.
Questo dato è molto importante e conferma il buon andamento del mercato immobiliare milanese, che non solo ora, alla luce della pandemia, ma già in precedenza aveva mostrato come da anni i valori delle case in vendita a Milano fossero solidi.
Gli effetti del coronavirus sul mercato immobiliare di Milano, quindi, non sono preoccupanti e, anzi, confermano l’ottimo andamento del settore nel capoluogo lombardo.
Nessun rischio bolla Milano
Lo studio annuale del Chief Investment Office di UBS Global Wealth Management, che si occupa, fra le altre cose, di individuare eventuali rischi di bolle immobiliari a livello mondiale, ha evidenziato un rischio bolla o comunque di una significativa sopravvalutazione dei mercati immobiliari nella maggior parte delle città che sono state prese in considerazione per lo studio.
Al contrario, Milano è risultata una delle città in cui questo rischio per il 2020 e per il 2021 viene visto come praticamente assente: anche se i prezzi delle case a Milano sono stati spesso commentati come fuori mercato o gonfiati, dall’analisi effettuata i valori risultano invece molto ridimensionati e perfettamente sostenibili.
Proprio per questo motivo, il capoluogo lombardo si colloca in fondo alla classifica dei venticinque paesi a maggior rischio bolla immobiliare al mondo, precisamente al 23° posto.
Un buon andamento per i prezzi delle case a Milano
Dopo un adeguamento che è durato per circa un decennio, i valori immobiliari di Milano hanno ricominciato a salire in modo più netto dal 2018, con una ulteriore accelerazione nel 2019. Sempre nel 2019, il mercato immobiliare milanese ha visto anche ridursi i tempi di permanenza delle case in vendita sul mercato, a causa di un netto aumento della domanda.
Questi due elementi di solidità hanno contribuito a rendere solido il mercato, che quindi non ha sofferto eccessivamente a causa del lockdown. Anche dopo tre mesi di confinamento e di interruzione delle attività del settore, infatti, i prezzi sono risaliti dell’1,5% nell’anno, pur, è importante sottolinearlo, con uno spostamento della domanda dal centro alle periferie per effetto dello smart working.
Questa dinamica dell’andamento dei valori, comunque, come sottolineato anche dal report, è tuttavia molto meno “gonfiata” (e quindi meno a rischio bolla) di quanto accadesse, ad esempio, nei primi anni Duemila, dove questo rischio era molto più concreto.
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