La direttiva dell’Unione Europea sulle case green sta generando malumori in tutta Europa.
In Italia i malumori sono più diffusi perché oltre il 70% degli immobili italiani è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa relativa al risparmio energetico. Una buona parte di questi immobili appartengono alla classe energetica G.
Scopriamo insieme tutti i dettagli relativi a questa direttiva.
Che cos’è la direttiva europea sulle case?
La direttiva dell’Unione Europea prevede che entro il 2030 tutti gli immobili presenti all’interno degli Stati Membri passino alla classe energetica E ed entro il 2033 alla classe energetica D.
Solo gli immobili di interesse storico sono esenti da questi adeguamenti.
I due obiettivi principali che si è posta l’Unione Europea sono quelli di rendere tutti gli immobili di nuova costruzione ad emissioni zero entro il 2030 (classe energetica A) ed entro il 2050 tutti quelli esistenti.
Il primo voto in Commissione Industria dell’Europarlamento è previsto per il 9 febbraio.
La posizione dell’Italia
La direttiva non trova d’accordo il governo italiano.
Il primo parere contrario è arrivato da Confedilizia che vuole evitare l’arrivo dell’eco-patrimoniale europea.
Secondo il loro parere, non è possibile un adeguamento così rapido per tutti gli immobili con una classe energetica bassa. In Italia infatti il patrimonio immobiliare è datato e richiede tempi maggiori per l’adeguamento.
I potenziali problemi che si potranno presentare sono:
- immobili con problemi strutturali su cui è difficile apportare miglioramenti;
- aumento dei prezzi relativamente a materie prime, ponteggi e manodopera qualificata;
- diminuzione dei prezzi degli immobili che non rispettano le nuove normative.
Confedilizia vuole appellarsi al governo e alle forze politiche per portarli a richiedere delle modifiche relativamente alla normativa.
Il Governo ha fatto sapere che si opporrà a questa direttiva perché ritiene la casa un bene fondamentale per gli italiani.